Come può un trauma venire trasmesso di generazione in generazione?
Una ricerca condotta in Svizzera, dal Brain Research Institute dell’Università di Zurigo e pubblicato nel 2014 sulla rivista Nature Neuroscience indica che i traumi possono essere trasmessi da una generazione all’altra per mezzo del materiale genetico, proprio come avviene per le caratteristiche fisiche (colore degli occhi, forma del naso, etc).
Nello studio sono stati confrontati due gruppi: topi traumatizzati nei primi anni di vita e topi senza esperienze traumatiche.
Dai risultati emerge che lo stress da trauma ha alterato la quantità (in alcuni casi in eccesso in altri inferiori rispetto al gruppo dei topi non traumatizzati) di diversi micro Rna nel sangue, nel cervello e negli spermatozoi. Queste modifiche hanno comportato un’errata trasmissione nei processi cellulari normalmente controllati da questi frammenti di materiale genetico.
In pratica, i sintomi dei topi traumatizzati (comportamenti depressivi, avversione agli spazi aperti, alterazione del metabolismo con livelli di zuccheri e insulina inferiori alla norma) sono stati trasmessi alla generazione successiva, la quale non aveva avuto esperienze traumatiche.
Continuando su questa onda, negli ultimi anni sono stati effettuati e pubblicati centinaia di studi sui figli dei sopravvissuti all’Olocausto. Grazie a questi si è visto che questi ultimi, tendono a reagire con maggiore sensibilità ad eventi di vita negativi e hanno una ridotta capacità di far fronte ad eventi stressanti spesso reagendo con sintomi di ansia o di depressione.
Questa è la trasmissione del trauma a livello epigenetico.
Questo però cosa significa nella pratica della nostra vita?
Che eventi traumatici verificatisi nel corso della vita e non adeguatamente elaborati, possono avere ripercussioni sulla salute e sul comportamento dei figli e in alcuni casi anche nelle generazioni successive.